La seguente intervista è tratta dal volume: Shuppatsuten 1979~1996, Tōkyō: Tokuma Shoten, 1996, pp. 521-534, precedentemente pubblicata sulla rivista Yom, Iwanami Shoten, numero del giugno 1994.
La traduzione è stata realizzata da Yupa dal 27 al 31 Dicembre 2019, rivista e corretta dal 15 al 19 Dicembre 2020.
Come termine di confronto è stata utilizzata la versione inglese presente al seguente indirizzo: http://www.nausicaa.net/miyazaki/interviews/afternausicaa.html.
I nomi tipici del fumetto di Nausicaä sono tradotti in base all'edizione italiana Panini del fumetto dell'anno 2000-2001.
L'ordine cognome-nome rispetta l'originale giapponese e non è ribaltato come invece avviene di consueto (quindi Miyazaki Hayao e non Hayao Miyazaki).
La traduzione è stata eseguita senza alcun fine di lucro, con l'unico scopo di divulgare informazioni in lingua italiana sull'animazione giapponese altrimenti irraggiungibili, ed è liberamente distribuibile. In caso di citazione si prega di non alterare il contenuto. In caso di distribuzione e/o utilizzo si prega comunque di avvisare anticipatamente il traduttore.





Ora che Nausicaä della Valle del Vento è concluso

La storia non è finita

Un'opera che non avevo la fiducia di poter concludere
- Dopo tredici anni la pubblicazione su rivista di Nausicaä della Valle del Vento è finita.
Miyazaki: I capitoli della serializzazione su rivista sono cinquantanove, quindi sarebbero solamente cinque anni di tempo, ma tra una cosa e l'altra, detto con precisione, credo di aver speso metà degli ultimi dodici o tredici anni su Nausicaä.
Di fatto è un'opera che sin dall'inizio non avevo la fiducia di poter concludere. Si può anche dire sia riuscito a disegnarla senza pensare al futuro, visto che avevo deciso che avrei potuto interromperla in qualunque momento. Non l'ho realizzata pensando "voglio farla così", ma "è in questo modo che va".
- Davvero? Essendo il suo un universo narrativo di largo respiro - potremmo definirlo quasi un racconto epico - pensavo avesse avuto una pianificazione accurata dall'inizio alla fine, elaborata con cura nel corso di un lungo periodo.
Miyazaki: Io questa capacità di concettualizzazione non ce l'ho proprio. Ho avuto più volte l'esperienza di capire solo molto dopo il significato di ciò che avevo disegnato con le scadenze alle costole.
- Nel terzo anno dall'inizio della pubblicazione su rivista, nel 1984, è stato proiettato il film e giusto dieci anni dopo, quest'anno, la pubblicazione è finita. Ci sono state molte recensioni, anche critiche.
Miyazaki: A quanto pare c'è chi ha dato un'occhiata anche al fumetto sulla base dell'impressione ottenuta dal film. Gente che ha recepito il personaggio di Nausicaä come una guerriera dei problemi ambientali, gente che non è sfuggita a questo pregiudizio, e si può dire che il fumetto non abbia avuto forza sufficiente per evitarlo...
- Tra fumetto e film la storia stessa è parecchio diversa. Inoltre, nel fumetto si percepiscono degli elementi più complessi nella personalità di Nausicaä.
Miyazaki: Proprio così. Se film e fumetto avessero avuto lo stesso contenuto, non avrebbe avuto senso proseguire il fumetto dopo la fine del film.
Ero incerto sia sulla direzione con cui riprenderlo, sia se ce l'avrei fatta, ma c'erano cose del film che non mi convincevano e così mi sono forzato a proseguirlo. Sinceramente, sarebbe corretto dire che quando interrompevo la pubblicazione per un nuovo film dentro di me mi sentivo sollevato dal poter sfuggire al tavolo da disegno.
Non è una cosa che posso dire ad alta voce, ma quando finivo un nuovo film, anche dopo essermi riposato un po' era dura tornare di nuovo da Nausicaä. Alla fine l'ho interrotto ben quattro volte.
- Il film invece è diventato una bandiera del movimento ecologista fiorito giusto negli anni Ottanta...
Miyazaki: Io non l'ho fatto in alcun modo consapevolmente, ma credo che alla fine si sia ritrovato in questa posizione. Il fumetto l'avevo pensato molto tempo prima, ha avuto il suo principio mentre leggevo cose come i libri di Nakao Sasuke [botanico giapponese; n.d.Y.].
Detto in altri termini, non l'ho cominciato con l'intenzione di disegnare, con Nausicaä, una storia relativa all'ecologia, che parlasse di proteggere l'ambiente.
All'inizio volevo disegnarla ambientandola in un deserto, ma quando ho provato a farlo non risultava interessante, allora ho provato a metterci una foresta, e così è risultata più convincente. Ecco com'è andata. E così è risultata la storia che conosciamo.
Anche in questo senso non l'avevo pianificata a grandi linee. L'ho scritta lasciandomi trasportare dalla direzione che prendeva. Quando non sapevo come portarla avanti, mi sono detto di inserirci qualcosa di grosso, ed ecco l'Enorme Dio Guerriero dormiente... Anche in questo caso l'ho semplicemente inserito pensando "Ma poi cosa gli succederà? È un problema", ma prima o poi in qualche modo si sarebbe sistemato tutto, o magari avrebbe chiuso prima la rivista (XD). Ed è così che sono andato avanti, barcamenandomi in qualunque modo...
- Quando era ancora ambientata nel deserto, che tipo di storia voleva disegnare...?
Miyazaki: Non me lo ricordo. Non me lo ricordo sul serio. Devo aver pensato diverse possibilità... Ricordo solo che ero estremante arrabbiato. È un fatto che fossi arrabbiato per lo stato del Mondo, per cose del genere.
- Era intorno al 1981 o 1982?
Miyazaki: Intorno al 1980. C'erano anche i problemi ambientali, ma non solo. C'era anche la questione sulla direzione in cui sarebbe andata l'umanità, ma il problema maggiore mi pare fosse la situazione del Giappone. E poi probabilmente era arrabbiato soprattutto per com'ero io al tempo.
- Quindi al culmine dell'economia della bolla... [con economia della bolla si indica la crescita vertiginosa del mercato immobiliare e finanziario giapponese degli anni Ottanta, poi esplosa nel decennio successivo; n.d.Y.]
Miyazaki: Provavo vergogna. Ero disgustato. E se ora mi chiedono se mi sono calmato, dico che la frustrazione si è spostata in altre direzioni.

Finito il film mi sono trovato con le spalle al muro
- Se fin dall'inizio non c'era un piano che portasse a una conclusione, questo non è stato un problema nel momento in cui si decise di trarre un film da Nausicaä?
Miyazaki: È stato un vero problema. Se fosse stata l'opera di qualcun altro, avrei potuto affrontarla in maniera aggressiva, ma essendo una cosa nata da pochissimo dentro di me, non sarei riuscito a renderla fruibile ad altri. Anche se nel fumetto non emergono, dietro ogni vignetta sono presenti diverse idee e sentimenti. Avrei dovuto usare come tematiche quelle presenti nel fumetto, ma riarrangiandole cambiandone il significato, e rinchiudendole in uno spazio più ristretto.
Un film richiede che si faccia ricorso a uno spazio più ristretto. Ci sarà chi dice che si può anche spaziare di più, ma io sono una persona che fa film d'intrattenimento e quindi penso a uno spazio in cui farceli star dentro.
Più di così non posso fare, in un film. C'è un significato nel fatto che Nausicaä, quando scopre il ruolo, la struttura e il significato del Mare della Putrefazione, compia una rivoluzione copernicana. Nel film avevo deciso di fermarmi a questo, ma dentro di me c'erano troppe cose vaghe che non si lasciavano includere in questa cornice, e non riuscivo a dar loro un ordine.
Ma era naturale che non potessi, visto che avevo deciso di disegnare nel fumetto quello che non potevo fare nel film.
- Capisco. Ecco perché tra fumetto e film Nausicaä è risultata un'opera chiaramente diversa. Perché il film ha un suo modo di aprire e chiudere la vicenda.
Miyazaki: Ma anche se dovessi fare Nausicaä in film ora che la pubblicazione è finita, avrei fatto la stessa cosa. Questo non credo sarebbe cambiato.
- Il modo in cui finisce il film non ha influenzato la pubblicazione successiva?
Miyazaki: Come ho già detto prima, il film arrivava a una sorta di punto fermo, quindi non avrei disegnato la pubblicazione per replicare le stesse cose. Com'era finito il film ormai non aveva alcuna importanza. Dopotutto io stesso me n'ero dimenticato (XD).
Però, e questo avveniva all'inizio, quando realizzavo il film sentivo che Nausicaä lo stavo realizzando come una sorta di "desiderio", cioè che non fosse una rappresentazione della realtà così com'è, ma quando arrivai a concludere nel concreto il film, scoprii di essermi impantanato in territorî religiosi in cui non volevo granché addentrarmi, e mi trovai seriamente con le spalle al muro. "Così non va", pensai.
Quindi, dato che dopo il film avrei proseguito la pubblicazione di Nausicaä, in teoria ero determinato ad affrontare questo problema con un approccio un po' più deciso rispetto a prima, ma quando ci provai saltarono fuori un sacco di cose poco chiare e alla fine mi sono ritrovato a disegnare il fumetto dall'inizio alla fine senza chiarirmele.
- La pubblicazione è molto più lunga successivamente alla conclusione del film che non prima.
Miyazaki: Proprio così. E io ho portato avanti la pubblicazione su rivista anche se, con il probabile ricambio dei lettori, forse questi non ci avrebbero capito niente. Ma mi sono ritrovato a escogitare cose che io stesso non capivo granché.
- Ad esempio?
Miyazaki: Se assumiamo il divino come premessa, si può spiegare il Mondo. Ma io questo non riesco a farlo. Però avevo messo piede in àmbiti in cui non volevo addentrarmi, su cos'è l'essere umano, o su cos'è la vita.
In qualche modo posso farcela a comprendere il Mondo come insieme di conflitti o contraddizioni umani, ma una parte di me non è soddisfatta solo da questo livello. Di conseguenza non c'è niente che io possa dire con certezza.
Per farmi girare la testa basta che pensi a cosa potrei fare se un Dio Guerriero dotato della sua forza distruttiva mi chiamasse "mamma". Quindi la confusione di Nausicaä è la mia stessa confusione.
- Il Dio Guerriero, alla fine della pubblicazione, assolve un ruolo del tutto diverso che nel film...
Miyazaki: Di storie di incontri con una gigantesca creatura che ti conferisce dei poteri ce ne sono tante nella cultura popolare. Il branco di elefanti in Tarzan, o Super Robot 28. Lo si può spiegare dicendo che quel che compare mutando ogni volta forma è il desiderio di tornare a essere un'entità gigantesca, o l'impulso a crescere, ma di norma nelle opere popolari rimane tutto nell'ambiguità dicendo che l'importante è che anche questa forza gigantesca sia una forza benefica.
Questa forza in realtà è quasi sempre una cosa prodotta dalla tecnologia. La tecnologia, di per sé, penso sia neutrale, che sia innocente. Come le automobili. Sono davvero fedeli all'autista, sono devote.
È tranquillizzante che le macchine non abbiano un animo, ma di fatto gli esseri umani gliene conferiscono uno. Un animo fedele, un'innocente devozione, lo spirito di sacrificio: queste cose diventano l'essenza delle macchine, nello stesso modo in cui un cane agisce fedele agli ordini anche del più crudele dei padroni. L'idea che gli uomini conferiscano un animo alle macchine penso sia alla base delle "tre leggi della robotica" di Asimov. Il Dio Guerriero di Nausicaä, di per sé, come idea, è qualcosa di banale. Anche come aspetto si può trovarne delle radici in molti precursori. Ma nel momento in cui gli ho conferito l'"innocenza" in una forma visibile, ecco che è diventato qualcosa di ingestibile. Forse perché nel conferirgliela c'era un forte desiderio in me per questa innocenza...
- Dopo che il Dio Gurriero ha cominciato ad avere una coscienza, lo sviluppo narrativo è cambiato.
Miyazaki: Mentre disegno storie del genere, le idee che sorgono dentro di me o anche i frammenti indefiniti, non riesco a non pensare che per me significhino qualcosa. Anche se la struttura dell'opera andasse a rotoli, non posso dimenticare quei frammenti. No, non riesco a spiegarlo bene.
Penso che probabilmente ci siano persone che hanno raccontato molto prima di me e con parole più profonde, acute e appropriate le cose che io ho cominciato a pensare. E ho realizzato con dolore che io questa forza non ce l'ho.
- Si riferisce all'àmbito della religione?
Miyazaki: Mi chiedo se molte delle cose che si trovano nell'animo umano e si dice abbiano significato, ad esempio cose che comprendono le ideologie o le convinzioni, in realtà non siano presenti in natura...
Dentro di noi sorgono molti desiderî mondani che portano confusione ma se si desidera trascenderli per arrivare a stati più puri ho la sensazione che così si raggiungano i sassi circostanti o le gocce d'acqua, e questo fa paura.
Ma cose del genere, non appena le si rende in parole, diventano tutte delle detestabili religioni. Io, che quello stadio non l'ho affatto raggiunto, non posso proprio scrivere di queste cose. In altri termini, arrivo a provare più affezione per il Dio Guerriero che per gli esseri umani.
- Oppure si prova affezione più per gli Ohmu. E leggendo Nausicaä ci sono molti altri esempî del genere...

Ho perso le parole
Miyazaki: È perché mi sono infilato in questa situazione che non riesco a rimettere ordine alle cose. Penso sia come nel Dottor Stranamore, ma da una parte non capisco davvero se sia qualcosa di strano.
Anche molte cose che si ritengono specifiche dell'uomo, come ad esempio i sentimenti, magari sono condivise dal più semplice virus esistente al Mondo. E forse queste cose condivise si attivano solo all'interno della forma chiamata uomo, ma anche da tutto ciò, se non lo studio con un cervello un po' migliore, non posso cavare nulla. Ma in caso contrario mi ritrovo a non poterle mettere in parole.
È questa la situazione in cui mi ero infilato. Ed ero costretto a infilarmici pur sapendo che rischiavo, perché ormai dieci anni prima avevo fatto comparire il Dio Guerriero. E non potevo dire: "L'ho fatto comparire ma me ne sono dimenticato" (XD)
Quindi, più che aver creato l'opera come un soggetto attivo, l'ho semplicemente seguita a posteriori...
- Sta dicendo che la storia si dipanava per conto proprio...
Miyazaki: Più che dipanarsi, me la trovavo lì davanti. E non si muoveva nella direzione che io avrei voluto. Sono stato costretto a forzarla perché andasse dove volevo io, anche se sapevo che era qualcosa di falso, e non ne vado fiero.
E giunti alla fine, la ragazza chiamata Nausicaä, con tutto quel che s'è caricata sulle spalle, sarebbe riuscita a tornare a una vita normale? Un personaggio come lei potrebbe riuscire a vivere senza impazzire? Forse non sarebbe potuta tornare come prima, ma l'unica cosa che so è che sicuramente avrebbe continuato a essere presente, ad affrontare le cose.
- Nel film si arriva a una sorta di conclusione, ma nel fumetto sin dall'inizio Nausicaä pone diversi punti interrogativi, che continuano a moltiplicarsi sempre più, alla fine restando tutti irrisolti.
Miyazaki: Proprio così. Mi sono trovato a non poter evitare domande che fin dall'inizio sapevo irrisolvibili, domande come cos'è la vita.
Il mio cane ha ormai sedici anni e mezzo, è decrepito e non sarebbe strano se morisse in qualunque momento. A causa della cataratta non vede quasi più, il naso funziona a stento e sente a stento da un orecchio solo. Queste sono le sue condizioni. Eppure vive.
Quando lo guardo nel muso mi dico che non sembra molto felice, eppure se provo a portarlo a passeggiare, fa un'espressione un po' felice.
Mi chiedo cosa siano gli esseri viventi. Forse è qualcosa di perverso pensarlo con questa forza non quando entrambi i miei genitori sono scomparsi ma quando vedo il mio cane, ma penso che non è più il cane di una volta. I cerchi si diffondono sulla superficie dell'acqua e più si diffondono e più diventano deboli e anche se in effetti sono gli stessi cerchi hanno una forza diversa rispetto a quando sono stati generati... Magari detto in questo modo è comprensibile.
Si dicono tante cose sugli esseri viventi, ad esempio che sono i portatori dei geni egoisti ma alla fine questo non basta per comprenderli. Io so solo che probabilmente su cose del genere fin dal passato grandi uomini ci hanno pensato a lungo, ovvero credo abbiano percepito qualcosa quando cose come gli studî specialistici ancora non esistevano.
- Lei ha capito che ci sono tante cose che non capisce...
Miyazaki: Proprio così. Ho capito che relativamente al rapporto tra natura e uomo, o a ciò che di naturale l'uomo ha dentro di sé, non si può parlare in maniera semplice e superficiale. Tuttavia vivere è un metodo per mantenere questo "equilibrio superficiale", quindi si può dire sia meglio farlo per il bene di questo equilibrio.
Ma se si parte da questo punto per approfondirlo, ecco che salta fuori il problema di dover affrontare la caotica oscurità dell'universo, e penso che riguardo a tali questioni, più che nella nostra testa, la chiave risieda in ciò che hanno pensato quegli uomini che nel passato si sono rintanati tra le montagne.
Ultimamente, se mi imbatto in discorsi religiosi che fino ad ora avevo ignorato, faccio un sobbalzo e mi dico: "Ah, parlano anche di queste cose". Posso percepire che dietro dei discorsi semplici, come quelli toccati in libri di introduzione al buddhismo, si trovano incredibili esperienze ed idee. Ma se qualcuno mi chiede se li abbia fatti miei, be', non è così, io mi limito a restarne scosso.
Nel momento in cui questi discorsi vengono trascritti, a quel punto già si comincia a pervertirli e a differenza di Shinran [monaco buddhista vissuto a cavallo tra il XII e il XIII secolo, fondatore della scuola della Vera Terra Pura n.d.Y.] o di altri, che li riprendono senza temere di pervertirli, io ho voluto evitare di metterli in bocca a Nausicaä, visto che mi sarebbero sembrate solo bugie.
Io per primo avrei voluto mettere ordine nelle cose e capirle un po' di più, ma mentre procedevo a scrivere Nausicaä, al contrario non si metteva in ordine nulla, ovvero ho sentito che non avevo più parole.
E percepivo che la stessa Nausicaä avesse perso le parole, mi sentivo come se io non volessi esprimere tutte queste cose a parole, e nel momento in cui avessi messo in parole ciò che pensavo sarebbe diventato qualcosa di diverso.
- Poco dopo che Nausicaä decide che sarebbe andata avanti a mentire, la storia va incontro alla sua conclusione...
Miyazaki: Mi sono ritrovato a sentire che questa sarebbe stata la cosa più adatta per la mia protagonista. Ho solamente pensato che fosse questo il suo affetto verso le forme di vita che la circondavano.
Comunque sia, credere di essere nel giusto, e che vincendo distruggendo l'avversario arrivi la pace, questa è una bugia, almeno questo posso dire con fermezza che è una bugia. È vero che esiste il bene ed esiste il male, e anche che si può fare il bene. Però la persona che ha fatto il bene non è una persona buona, è semplicemente "qualcuno che ha fatto il bene". Nell'istante successivo potrebbe anche fare del male, e se non pensassimo che l'essere umano è fatto così, allora daremmo solo giudizî sbagliati, sia che siano giudizî politici che su se stessi.
Il crollo dell'Unione Sovietica, più rapido di quello di Dorok
- Durante la pubblicazione di Nausicaä, sia all'estero che all'interno del Giappone ci sono stati grandi eventi, ma ce ne sono che l'hanno influenzata?
Miyazaki: Ciò che più mi ha sconvolto è stata la guerra civile in Yugoslavia.
- Cosa intende dire?
Miyazaki: Sono cose che pensavo non sarebbero più accadute. Sono posti dove erano state fatte tante cose terribili, pensavo ne fossero stanchi, e invece no. Ho capito che gli uomini sono creature che non se ne stancano, e ho appreso quanto fosse ingenua la mia idea.
- Per giunta, a differenza della Guerra del Golfo, è una guerra piuttosto di vecchio tipo.
Miyazaki: Quella del Golfo in un certo senso è comprensibile. Il governo dell'Iraq somiglia molto a quello giapponese del periodo dei militari. Le truppe vengono mandate in isole o deserti terribili, non gli viene inviata neanche l'acqua, neanche da mangiare, e gli viene detto di "arrangiarsi". Vedere un esercito come quello è stato duro perché era come vedere l'esercito giapponese, ma in Yugoslavia le cose sono diverse.
Ad aver dato il via a quelle cose penso sia stato un pugno di banditi. Ma non li si è potuti fermare. È proprio come quando i nazisti salirono alla ribalta, molti di quelli che vi assistettero dissero che erano dei banditi, ma a un certo punto crebbero raggiungendo una forza inarrestabile.
Ad esempio, se si guardano solo i notiziarî della CNN si può arrivare a pensare che sia la Serbia a essere straordinariamente cattiva. Ma di fondo c'è qualcosa di sbagliato in questo. Nel cristianesimo c'è un palese dissidio tra l'Europa occidentale e l'Ortodossia. Per questo è comprensibile che la Serbia veda con sospetto un intervento NATO. Piuttosto, si sentirebbero sollevati se si muovesse la Russia.
Però sarebbe sbagliato anche dire che sia la Serbia nel giusto. Su entrambi i lati sono dei pazzi, ed entrambi stanno facendo un sacco di cose terribili. Nella guerra può anche esserci una giustizia, ma una volta iniziata qualunque guerra degenera.
- Anche Nausicaä ha detto che "non esiste la giustizia".
Miyazaki: La guerra come questione mi piace, quindi leggo diversi libri al riguardo (quindi mi viene spesso chiesto se mi piaccia la guerra, e allora ribatto: "Pensi che agli scienziati che studiano l'AIDS, gli piaccia?"), ma ho imparato che la mia cognizione della Storia era decisamente ingenua.
- Cosa ne pensa del crollo dell'Unione Sovietica, che ha causato la guerra civile in Yugoslavia?
Miyazaki: Era proprio il periodo in cui, nella pubblicazione di Nausicaä, disegnavo il crollo di Dorok. Anche se ero io l'autore, mi chiedevo se un impero come Dorok potesse crollare così facilmente, ma visto che l'Unione Sovietica è crollata ancor più facilmente, sono rimasto senza parole.
Da una parte un paese crolla e dall'altra la gente che ci vive continua come sempre con la propria vita, e questo accade contemporaneamente e senza problemi. Mi sono sempre chiesto, quando è crollato l'Impero Romano d'Occidente, cosa sarà successo allora, cosa sarà cambiato per la gente che ci viveva, ma col caso dell'Unione Sovietica in qualche modo l'ho capito.
- Capisco, è stata una coincidenza incredibile...
Miyazaki: Quindi, per il crollo dell'Impero di Dorok, c'erano un sacco di altre cose in più che avrei dovuto disegnare, ma in una pubblicazione su rivista, c'è la triste realtà dei limiti posti alla creatività da sedici pagine al mese, e quindi ho lasciato perdere un sacco di cose. Perché quel paese è crollato, e tanto per cominciare cos'è un paese, che tipo di sistema era, perché quel sistema ha cessato di funzionare: pensavo che avrei dovuto disegnare queste cose, ma intanto non ne avevo il tempo, e così nel fumetto l'Impero è crollato per conto proprio, e nel Mondo reale anche l'Unione Sovietica...

Nausicaä ha cambiato il mio modo di pensare
Miyazaki: Nel periodo in cui stavo cercando di finire Nausicaä, ho avuto un modo di pensare che, per alcuni, forse potrebbe sembrare una conversione. Questo perché ho decisamente abbandonato il marxismo. Ho dovuto abbandonarlo, ho deciso che era un errore, che anche il materialismo storico era un errore, e che non dovevo vedere le cose in quel modo, ed è stato un po' doloroso. Ancora adesso ogni tanto penso che sarebbe stato più comodo restare come prima.
Non è che mentre scrivevo ci sia stato un cambiamento drammatico o una feroce battaglia, però non riuscivo a risolvere diversi dubbî che mi portavo dentro. Questo palese cambiamento nel mio modo di pensare, più che venire da un cambiamento nella mia posizione all'interno di questa società, ho l'impressione che forse dipenda dal fatto che ho scritto Nausicaä.
Ad esempio, all'inizio avevo esitato già solo a far di Nausicaä la figlia del capo tribù Jhil... ovvero, una principessa. Avevo previsto che la cosa, cioè che Nausicaä appartenesse a una classe elitaria, sarebbe stata notata, ed ero anche pronto a dar battaglia teorica al riguardo.
Ma ora di questo non mi interessa nulla. Può essere nata ovunque. E non mi interessa più dibattere di queste cose. Una persona stupida resta stupida in qualunque classe nasca e una brava persona resta tale in qualunque classe nasca. Al Mondo non esistono persone giuste o sbagliate, ma solo brave persone o persone che non sono brave, persone con cui voglio o non voglio diventare amico. Ho smesso di guardare le cose da un'ottica di classe. È una bugia il fatto che i lavoratori sono nel giusto perché sono lavoratori, le masse fanno un sacco di stupidaggini, e non riesco a fidarmi dei sondaggi d'opinione.
E così, con tutte le cose di cui sopra, sono solo tornato a un punto di terribile ovvietà. Non è che abbia ottenuto chissà quale illuminazione, sono cose che sono state già dette un'infinità di volte, e se penso che devo tornarci di nuovo ne percepisco tutta la tristezza, eppure penso che è qualcosa che devo accettare. Voglio assumermi la responsabilità per il modo in cui vedo le cose.
Quando ho visto per la prima volta un filmato di Máo Zédōng che rispondeva alle acclamazioni di una grande folla in piazza Tiānānmén (sarà stato alla fine degli anni Cinquanta) mi sembrava avesse un viso davvero brutto e di cattivo auspicio. Ma siccome si diceva avesse un carattere affettuoso e magnanimo, ho pensato seriamente che di sicuro non stava bene per caso o non lo stavano riprendendo come si deve (XD). Ma a pensarci dopo avrei fatto meglio a fidarmi dell'impressione iniziale di cattivo auspicio.
Ma questo lo faccio diverse volte: in qualche modo sono andato avanti distorcendo con le mie stesse idee ciò che percepivo. Ma ho smesso di fare anche questo. Per dire, anche i politici attuali li giudico in base solo all'impressione che mi danno.
- Con l'intuito...
Più che intuito, è la percezione che le persone siano delle brave persone. Anche se uno come politico è un incapace, penso che resti una brava persona. Tanto, visto che non si possono avere chissà quali aspettative, allora sono meglio quelle che sembrano brave persone: sono arrivato al punto in cui intanto l'unica è vedere le cose in questo modo. In altri termini, sono tornato a essere uno stupido.
- Non è che invece di aver fatto un ritorno, è salito per una scala a chiocciola?
Miyazaki: Però ho comunque l'impressione solo di girare in tondo... Ad esempio, c'è un movimento conservazionista chiamato "Movimento per la foresta di Totoro", un movimento portato avanti usando i personaggi di un film fatto da noi, ma io non è che li sostenga perché loro sono nel giusto. Le persone di quel movimento sono davvero delle brave persone. Agiscono in maniera davvero esemplare.
Sono persone a cui, molto prima che cominciassero questo movimento, piacevano le colline di Sayama, e se avevano un po' di tempo ci facevano delle passeggiate, osservavano le piante, osservavano gli uccelli, e si sono chiesti se non si potesse far qualcosa per quel posto. Sono persone fatte così, e per questo ho lasciato che usassero pure i personaggi. Fossero state tipo dei fascisti dell'ecologia, allora mi sarei davvero tirato indietro.
È in questo modo che, di recente, frequento le persone non perché siano nel giusto o no, ma perché sono delle brave persone. E così il mio Mondo si è fatto via via più ristretto. (XD)

"Risolvere" i problemi dell'ambiente pulendo un fiume nel quartiere
- E riguardo al Giappone per cui, prima di iniziare Nausicaä, provava disgusto?
Miyazaki: Ormai ho superato la fase in cui, dopo lo scoppio della Bolla, pensavo "ben vi sta", e ora mi sento sollevato. Non è stato risolto alcun problema ma è un muro che è crollato e ora molte cose che prima stavano fuori stanno entrando.
La carenza di riso è una cosa da nulla [riferimento a degli scarsi raccolti di riso subiti dal Giappone a inizio anni Novanta, in seguito ai quali è stato costretto a importarne dall'estero; n.d.Y.]. Non è che la gente rischi di morire di fame. Anzi, ho considerato che il potere economico è qualcosa di tremendo.
- Intende dire che se desideriamo qualcosa, la possiamo comprare.
Miyazaki: Se fosse successo negli anni Quaranta, sarebbe stato un problema enorme, ma tutto si è risolto con qualche lamentela sul riso tailandese che non è buono, e allora ho considerato che abbiamo un potere latente tremendo. Al contempo ho pensato che un paese privo di potenza enonomica faticherebbe a sopravvivere...
Mi sono stufato dei dibattiti sull'agricoltura giapponese. E lo dico a rischio di essere frainteso.
Per caso, in un'altra occasione, ho conosciuto dei contadini che continuano a coltivare il riso con l'agricoltura biologica, senza l'uso di pesticidi e ho fatto un patto con loro, per il mio riso mi rivolgerò a loro, e non importa se i prezzi si alzeranno negli anni di cattivo raccolto. E così il mio problema dell'agricoltura è risolto (XD).
Ovviamente con questi metodi non si risolve nulla, ma capisco l'irritazione per titoli sensazionalistici come "l'agricoltura giapponese è stata sconfitta", ma io non ne posso più, al pari di chi scrive che "il cinema giapponese è morto".
Ho l'impressione che le cose stiano diversamente. Che non sia una semplice questione di sconfiggere o vincere. Mi fa solo arrabbiare quando si dice, nei dibattiti sui problemi agricoli, come dovrebbero essere fatte le cooperative. Mi dico che il problema va risolto a livello estremamente individuale. Non è un metodo lodevole. Ma intanto faccio così... Certo, il discorso cambia se ci fosse chi muore di fame.
E dato che ultimamente ormai penso le cose solo in questo modo, anche per il problema ambientale, visto che nel mio circondario c'è chi pulisce un fiume del quartiere, quando ho del tempo libero partecipo, e penso vada bene così. Anche questo, poi, non risolve nulla alla radice. Ci limitiamo a raccogliere le borse di plastica lasciate per terra, cose così.
In altri termini, ci sono troppe cose a cui non possiamo venire a capo se trattate in maniera generale. La gente non riesce a risolverle perché c'è una frattura tra i discorsi particolari e quelli generali. Però, occasionalmente la gente riesce a essere soddisfatta da quelli particolari. Ed è questo ciò che attualmente apprezzo di più io. Se visto dall'alto di una montagna, con uno sguardo generale, o da sopra un aereo, penso che l'approccio particolare non funzioni, ma se si prova a scendere in basso e si segue la strada per una cinquantina di metri, allora si può pensare sia una buona strada, e se in quel momento c'è bel tempo e il Sole splende, ci si sente pieni d'energia, e si sente che in qualche modo si possa far qualcosa. E mi chiedo cosa significhi che il modo di pensare cambi così a seconda del posto da cui fissiamo il nostro sguardo.
Quindi, piuttosto che far grandi discorsi dai palchi di simposî o conferenze, trovo più adatto per me fare cose come quelle dette sopra. E se posso parlare a ruota libera, per quelli che intanto guidano una macchina che inquina e dicono che smetteranno di usarla se lo fanno tutti, ma intanto la guidano sin all'ultimo momento, io allora dico che mettano la benzina a trecento yen al litro per chi la vuole usare veramente (XD).
- Così diminuirebbe il numero di automobili.
Quando sento discorsi tipo "Se la benzina fosse più economica, sarebbe un bello stimolo all'economia giapponese", mi arrabbio. La macchina dovrebbe usarla solo chi è costretto a farlo. Guidare tutti l'auto non è né un progresso né una forma di eguaglianza per l'umanità.
Attualmente c'è un problema, quello della massificazione di qualunque cosa. Anch'io dovrei far parte della massa, e se vedo una foto dello Zeppelin penso che avrei voluto salirci a bordo, ma se fossi vissuto direttamente in quel periodo, penso che probabilmente sarei stato tra quelli che non potevano salirci, eppure non penso sia meglio creare un'epoca in cui tutti possano salire a bordo di un dirigibile.
Entro quest'anno voglio mettere della terra sul terrazzo di questo edificio (lo Studio Ghibli) e coltivare delle piante. Anche questo non risolve niente ma piuttosto che arrabbiarsi è meglio fare qualcosa. In questo modo cambieranno un po' anche le spese per la climatizzazione. Ci sarà tanta gente che dirà che cose del genere non portano grandi soluzioni, e in effetti è così, ma io penso che se posso fare queste cose, allora le voglio fare.
C'è un fotografo che ha creato un movimento per far venire in Giappone i bambini vittime delle radiazioni di Chernobyl per farli curare. Soggiornando per un mese in Giappone, essendo buone anche le condizioni dell'alimentazione, riprendono parecchia salute. Ad esempio un bambino la cui crescita s'era arrestata ha ripreso a crescere.
Il fotografo sa che quel bambino, passato un mese, una volta ritornato da dove viene, tornerà come prima ed è tormentato dall'idea che, anche se ne porta qui qualche decina, non è di alcun utilità per le altre decine di migliaia di bambini. Ma io penso che vada bene così (a costo di rischiare di essere frainteso), perché questo è quel che una persona può fare. E se mi si dice che non ha senso perché quel bambino morirà comunque, be', non è così. Tutto quel che conta forse è ciò che hanno provato quei bambini in quel momento. Ma non appena metto questa cosa in parole, probabilmente causerei un qualche grosso fraintendimento. È qualcosa di complicato. Se si giudicano le cose in base ai risultati, molte di quelle cose diventano complicate. Se si dice che "quel che conta è il momento presente", si rischia di essere presi per quelli che vogliono vivere alla giornata, e per questo è complicato. È davvero complicato metterlo in parole.
- Le parole sono facilmente interpretrabili. Qualunque cosa si dica c'è chi ci trova degli errori.
Ci sono parecchie cose che non possono essere messe in parole. Anche per il fatto che io dico che basti pulire un fiume, c'è tanta gente che mi appiccica l'etichetta di ecologista, ed è per questo che...
- Lei dice queste cose apposta per provocare.
Miyazaki: Proprio così. In realtà non voglio dir nulla. Basterebbe tacere e agire. Meglio far ciò che si può fare con la gente del proprio quartiere.

Lasciare come sono le cose che non si capiscono
- Dopo la realizzazione del film di Nausicaä, mentre proseguiva la pubblicazione del fumetto, ha realizzato i film d'animazione di Laputa, Totoro, Kiki e Porco Rosso. Sono di tipo diverso rispetto a Nausicaä.
Miyazaki: Ho l'impressione di essere riuscito a realizzarli perché nel frattempo disegnavo Nausicaä. Ero quest'ultimo la cosa più pesante. Era duro tornare al Mondo di Nausicaä, non volevo tornarci. Anche se disegnavo vivendo nel nostro Mondo, era difficile far ritorno alla società mentre disegnavo cose del genere.
- Si staccava sempre più dalla società?
Miyazaki: Sì. Questo, quando mi trovavo sul luogo di lavorazione di un film, creava una gran confusione. Mi distraevano anche le più stupide delle cose quotidiane, cose estremamente basse: "Perché quello lì non lavora come si deve?", "Datti una mossa e trovati una moglie", dicevo cose così (XD). E intanto stavamo sulla corda, pensando se avremmo o meno avuto degli spettatori.
E finito un film, mentre avrei dovuto riposarmi senza pensare a niente, c'era Nausicaä ad attendermi. E questo non mi piaceva. Giravo intorno per sei mesi e poi, visto che non avevo scelta, cominciavo a disegnare. Per questo, come ho detto anche prima e detto sinceramente, fare i film era una specie di modo per scappare da Nausicaä.
Non è che abbia fatto delle cose leggere perché dall'altra ne avevo di pesanti, ma penso che forse, se non avessi continuato a scrivere Nausicaä, mi sarei sbizzarrito per inserire anche nei film cose pesanti. Si tratta solo di come vedo le cose adesso a posteriori, ma al tempo non è che le pensassi così, ho fatto quei film perché pensavo fosse bello farli.
Siccome Nausicaä non l'ho disegnato pianificandolo, probabilmente non metterò più mano a qualcosa del genere.
- Quali sono le sue previsioni per il futuro, ora che ha finito Nausicaä?
Miyazaki: Il fatto che abbia finito Nausicaä non significa che le cose siano finite, che siano giunte a una conclusione. Le cose continuano, ma siamo comunque giunti a un punto in cui dire: "Da qui in avanti ci conosciamo meglio a vicenda". In altri termini, credo che ci troviamo almeno allo stesso punto di partenza in questa società contemporanea così difficile da capire.
Anche in futuro succederanno un sacco di cose stupide ma prevedibili, ma ci sarà anche lo sforzo per affrontarle. E questo si ripeterà tante volte, ma io ho cercato di mettere un punto fermo nel momento in cui questo riuscivo a vederlo.
Me ne sono reso conto mentre disegnavo: il ruolo di Nausicaä in realtà non è quello di diventare una leader, una persona che guidi gli altri. Il suo ruolo è quello di una rappresentante che continua a scrutare le cose, una sorta di medium.
E poi, sono le persone che confidano in lei quelle che muovono realmente le cose. Anche se questo schema, dal punto di vista della struttura di una storia classica, non è molto coerente. Anche questo mi ha causato problemi.
Per ora si è giunti a una conclusione, ma ci sono un sacco di questioni, comprese quelle di quest'intervista, in cui devo far ordine prima che esca l'ultimo numero dell'edizione in volume. Ma io ho intanto deciso di metterci una fine, lasciando come sono le cose che non capisco.
Altrimenti non potrei mai diventare un anziano, e dovrei lasciare incompiuto quel lavoro che ho cominciato all'inizio dei miei quarant'anni. Di fatto, nel momento in cui ho completato la pubblicazione, mi sono sentito tremendamente anziano.
Però, non è affatto una conclusione. Per questo non ho provato un senso di liberazione, e questo è un problema. Mi piacerebbe poter dire che mi sento come se mi fossi tolto un peso di dosso. Ma se mi chiedo se mi sento meglio, be', non è così. Se mi si chiede se mi sento meglio non dovendo più disegnare, è semplicemente successo che quei lavori che come difficoltà sinora erano al secondo posto, ora sono stati promossi al primo posto (XD).
- In ogni caso è chiaro che ci sono ancora un sacco di questioni da affrontare.
Miyazaki: Proprio così. E Nausicaä lo sa meglio di chiunque altro.