La seguente intervista è tratta dal volume: Oshii Mamoru zenshigoto rimikkusu, Tōkyō: Kinema Junpōsha, 2009, pp. 216-218, già pubblicata sul numero della prima decade di agosto 2008 della rivista Kinema Junpō.
La traduzione è stata realizzata da Yupa dal 27 al 31 Dicembre 2020.
L'ordine cognome-nome rispetta l'originale giapponese e non è ribaltato come invece avviene di consueto (quindi Oshii Mamoru e non Mamoru Oshii).
La traduzione è stata eseguita senza alcun fine di lucro, con l'unico scopo di divulgare informazioni in lingua italiana sull'animazione giapponese altrimenti irraggiungibili, ed è liberamente distribuibile. In caso di citazione si prega di non alterare il contenuto. In caso di distribuzione e/o utilizzo si prega comunque di avvisare anticipatamente il traduttore.
Noi possiamo soddisfare la nostra passione solo coi film che facciamo, per questo ho voluto realizzare qualcosa di diverso da quanto fatto finora
Intervista di Masutomi Tatsuya
A un certo punto mi sono trovato con un piede nella fossa
Ho visto con piacere la sua opera più recente, The Sky Crawlers. La cosa più interessante è stata l'impressione che ho avuto, cioè che, tra Ghost in The Shell (1995) e Innocence (2004), dalla metà degli anni Novanta in poi la temperatura corporea delle sue opere si sia via via abbassata. E ho pensato che invece, con questo film, questa temperatura si sia un po' alzata.
Penso sia proprio così. Il periodo più piacevole per me nel fare film è stato al tempo di Lamù - Beautiful Dreamer (1984), c'era la gioia per aver finalmente capito come si fa un film, mentre con Patlabor 2: The Movie (1993) ho raggiunto un senso di completezza. È un film che ho realizzato dandomi da fare per ottenere almeno quella sorta di socialità che c'è nel cinema, ovvero pensando che anche con l'animazione si possono ottenere cose del genere. Però, penso da Ghost in the Shell in poi, anche se ovviamente ho mantenuto la mia passione, a quel punto c'era qualcosa acquattato nell'ombra. Con Innocence forse mi sono raffreddato completamente, e così anche il mio interesse s'è indirizzato verso le bambole. Anche se con quel film ho parzialmente portato avanti la tematica del corpo, si trattava di un corpo che si raffredda. Forse sarà stato perché ho avuto problemi di salute? Avevo dei problemi concreti, insomma. Poi non so se adesso ho realizzato The Sky Crawlers perché sto di nuovo bene, oppure sto di nuovo bene perché l'ho realizzato, o forse sono entrambe le cose, ma quel che è certo è che ho cercato di ottenere qualcosa del genere.
L'idea è che da metà anni Novanta in poi ha lavorato sentendo di avere un piede nella fossa.
Con Innocence, altroché un piede, avevo metà corpo nella fossa e avevo questo in mente di fare, un film simile all'aldilà. Un Mondo in cui nessuno percepisce di star vivendo. A pensarci ora mi chiedo come mai ho realizzato una storia così folle, ma al tempo ardevo di un entusiasmo pazzesco nel realizzare quel Mondo. Però mi sono esaurito. Ho perso il desiderio di far di nuovo cose del genere. Quel che avevo fatto bastava e avanzava. Ma qualunque regista a quanto pare arriva sempre a fare film con un piede nella fossa, o detto in altri termini film che riguardano la visione della vita e della morte. Anche Zigeunerweisen (1980) di Suzuki Seijun, o Sonatine (1993) di Kitano Takeishi sono film sull'aldilà. Ne ha fatto uno anche Miya-san (Miyazaki Hayao). La città incantata (2001) è una storia su una persona che va nell'aldilà e ne torna. E poi con quel film Miya-san è rinato. Ha ritrovato la sua sensualità. E anch'io, dopo che con Innocence sono andato nell'aldilà e ne sono tornato, ho sentito un po' di desiderio di sensualità. E noi possiamo soddisfare questa passione solo coi film che facciamo. Per questo ho voluto realizzare qualcosa di diverso da quanto fatto finora.
Voglio solo fare le cose che mi piacciono, quelle che mi divertono
Dopo Innocence si è occupato anche di opere originali in superlivemation come Tachiguishi retsuden (2006) e Shin - Onna tachiguishi retsuden (2007). Non le sono servite per riprendersi?
Al contrario. Ai tempi di Tachiguishi retsuden avevo toccato il fondo. Tanto per cominciare stavo male fisicamente, ero sempre a letto ed ero ingrassato. In teoria avrei dovuto fare qualcosa di molto più divertente, ma alla fine è risultato qualcosa di depresso e rancoroso. Ci ho messo anche un po' di umorismo fracassone, e mi hanno detto che questo era divertente, ma è stato tutto frutto della disperazione. Però le critiche sono state inaspettatamente buone e allora ho voluto fare qualcos'altro di simile, e così ho fatto Shin - Onna tachiguishi retsuden.
Tachiguishi retsuden è stato selezionato ufficialmente anche per la sezione orizzonti del festival del cinema di Venezia.
Mi sono davvero chiesto perché mi avessero chiamato, ma quando ci sono andato l'ho capito. Tutti mi hanno chiesto la stessa cosa: "Perché il cinema giapponese non mette più in scena il dopoguerra?". Ovvero, Tachiguishi retsuden è, dopo tanto tempo, una storia del dopoguerra messa in scena da un film giapponese. Ho pensato che avevano ragione. È vero che la storia del dopoguerra il cinema giapponese non la racconta più da tempo, ma lo sguardo con cui si vede il cinema all'estero e in Giappone è diverso, e il Mondo di chi vive in Giappone non è lo stesso per tutti. Il Mondo in cui vivono gli anziani e il Mondo in cui vivono i giovani sono completamente diversi e anche il tempo è diverso. Per questo The Sky Crawlers è dovuto essere un film di un tipo che potesse raggiungere entrambi, e ho potuto sentire di essere riuscito a fare questo sforzo, o almeno ci ho tentato. Piuttosto, non volevo tornare a quei momenti di depressione. Ero stato troppo male fisicamente. Saranno stati disordini dovuti alla mezza età. Allora ho cominciato a fare karate e l'ho trovato così divertente da non riuscire a smettere. E il mio corpo si è fatto via via più leggero.
Ho deciso che da allora in avanti avrei fatto solo le cose che mi piacciono, quelle che mi divertono. E questo a prescindere da cosa mi avessero detto gli altri. Tanto dopo mi aspetta solo la morte. Tutti i registi che hanno fatto film con cui sono andati temporaneamente all'altro Mondo la pensano allo stesso modo. Vale anche per Miya-san. Lui è come se dicesse: chi se ne importa, io voglio realizzare film da animatori per animatori. Poi, nel concreto è qualcosa di difficile. La storia dell'animazione come forma espressiva sta procedendo verso il suo prossimo stadio. Ma lui fa quel che vuole fare, non importa se ribellandosi alla storia e non ascolta ragioni. Ed è così che abbiamo Ponyo sulla scogliera.
Dall'altra parte in The Sky Crawlers degli individui chiamati "kildren", che vivono come eterni ragazzi, lavorano in guerre che funzionano come degli spettacoli. Lei ha detto che con questo film vuole affidare un messaggio all'attuale giovane generazione.
Se mi dicono che l'ho realizzato per i giovani, be', è proprio così, sono arrivato a sentire la volontà di poter parlare un po' ai giovani. E al contempo ho voluto realizzare qualcosa che fosse appassionante per me. Ma non con una passione fredda, come può essere quella per le macchine, bensì qualcosa di molto più caldo. Forse ci sarà anche chi troverà i kildren freddi, ma per quanto mi riguarda sono comunque caldi. Le cose che Miya-san ha fatto per i bambini e quella che ho fatto io per i giovani sono completamente diverse. Quando ho visto Ponyo sulla scogliere ne ho avuta la chiara certezza. Di suo Miya-san è qualcuno che non si rende affatto conto di ciò che realizza, è una sorta di cosiddetto genio inconscio.
Penso di aver realizzato per la prima volta un film gentile verso i giovani
Questa volta ha realizzato unicamente un dramma nel vero senso del termine. E la prova di questa sua determinazione è The Sky Crawlers.
Però, visto che è un film, visivamente dev'essere brillante, la musica dev'essere flessibile. Ma non nel senso che devono esserci un sacco di scene d'azione, o che si inseriscono un sacco di brani orchestrali. Ovviamente a me piace anche Indiana Jones. Semplicemente quel che io voglio realizzare è diverso, io mi chiedo se col cinema non si possa realizzare qualcosa un po' più diverso. Io finora sono vissuto grazie alle repliche. Ci sono diverse edizioni dei DVD di Patlabor, no? Io semplicemente sbarco il lunario grazie ai clienti che le comprano tutte, proprio per questo voglio mantenere l'equilibrio tra uscite ed entrate. Se realizzassi i film unicamente per soddisfazione personale, non riuscirei a mantenere questo equilibrio. Finora ho perseguito qualcosa che andasse al di là della passione contenuta nei dettagli, ed effettivamente ho ottenuto cose difficili da comprendere. In tal senso, questa volta ho cercato di ottenere qualcosa di convincente, che non richiedesse un addestramento speciale per fruirlo, ed è stato interessante farlo. Anche se mi sono sentito teso al riguardo.
Effettivamente questo film, paragonato alle sue precedenti opere, ha una storia di facile comprensione, ma di fatto anche così è possibile andare, penetrare in profondità.
Sulla superficie, o per quel che si può vedere, l'ho realizzato in modo che fosse comprensibile. Ma qua e là ho messo un sacco di porte, e ho fatto sì che, una volta aperte si possa vedere il film in maniera un po' diversa. Ma di base va visto senza complicazioni, e quel che volevo comunicare l'ho comunicato. Quindi, più che facile da capire, l'ho realizzato come un film gentile. Ho pensato di aver realizzato per la prima volta un film gentile verso i giovani. O anche cortese. Ho pensato che altrimenti non sarei riuscito a starci dentro con le entrate e le uscite, ma anche che questa era l'unica occasione per farlo. È per questo che mi sono rimesso in salute.
Anche questa volta ha utilizzato ampiamente delle lunghe sequenze, e ha perseguito un'interpretazione dettagliata dei personaggi.
Anche i dialoghi sono pochi. Se si escludono alcuni termini specifici, ho fatto anche attenzione a non usare nessuna parola che non fosse d'uso quotidiano. C'è una sola scena in cui ci sono dei lunghi dialoghi, ma più che farla perché lo volevo l'ho fatta perché lo esigevano le relazioni tra personaggi. Per questo non c'è alcun bisogno di comprendere i dialoghi in quanto tali.
Anche le scene delle battaglie aeree, che sfruttano la computer grafica tridimensionale, sono spettacolari. Dal punto di vista di un appassionato di film di guerra, si può dire siano proprio le scene di battaglie aeree che si volevano vedere.
Dentro di me avevo un desiderio. Finora nel cinema non sono quasi mai state messe in scena come si deve delle battaglie aeree, e se anche c'erano non erano quelle che io volevo vedere. C'era proprio qualcosa che non andava. Uno dei nostri compiti è anche realizzare come si deve cose del genere, sono queste le cose che ci vengono richieste, ed è anche su queste che veniamo valutati ma ovviamente un film non lo puoi fare solo con questo, quindi il punto era come introdurre in maniera funzionale in un mio film questo desiderio, questa voglia. Che ruolo hanno quindi le battaglie aeree in questo film? In questo film ho avuto bisogno di un ritmo diverso tra il tempo estremamente compresso sopra le nubi e un tempo estremamente dilatato sul terreno. C'è stata anche la tematica del come mettere in scena il lungo tempo dell'attesa, quando, una volta scesi a terra tutto si fa pesante, e si può solo fumare o bere una birra, e dall'altra mostrare la compressione del tempo nelle battaglie aree, quando non si ha nemmeno un istante per tirare il fiato. Quindi la volontà di realizzare delle battaglie aeree spettacolari ovviamente è un desiderio da parte di chi cura la messa in scena, ma è anche una necessità per avere un punto di vista diverso. Detto così, più che nelle opere che ho fatto finora mi sono tirato indietro dal mio ruolo di regista, pensando all'equilibrio generale del film. Più pensavo a come realizzare la mia funzione di regista e più mi sono trovato a dovermi allontanare dal luogo di lavoro.
Ho deciso di continuare a fare animazione
In questo senso il luogo di lavoro quando si fa animazione o quando si fanno film live cambia completamente.
Sì, cambia. È proprio quel che si fa che cambia completamente, l'animazione non prende realtà davanti ai tuoi occhî come il cinema live. Anche lo stesso regista si può dire faccia un altro tipo di lavoro. Per questo mi viene voglia di fare entrambe le cose. Recentemente per la prima volta ho fatto da regista per un telefilm, Keitai sōsakan 7 e mi sono davvero divertito. Anche in futuro farò periodicamente del cinema live. Ma a differenza di quanto fatto finora, non farò un film live ogni film d'animazione che giro. In passato ho provato a farlo ma è stato sorprendentemente difficile, quindi ho lasciato perdere. Ho deciso che d'ora in poi li farò contemporaneamente. Forse questo porterà grandi insoddisfazioni per chi dovrà lavorare insieme con me, ma ho pensato che dopotutto solo in questo periodo posso far così, e quindi lo farò.
A proposito, Kase Ryō, uno dei doppiatori di questo film, ha detto di voler comparire in un suo prossimo film live.
Succede anche che si realizzino incontri del genere con gli attori. C'è chi diventa attore grazie all'animazione e ci sono anche casi di persone incontrate sul set del cinema live a cui si dice: "Non vorresti provare a fare animazione?". Io non voglio usare gli attori unicamente a causa della loro notorietà ma ci sono persone con cui ho avuto costantemente a che fare, come Takenaka Naoto o Nezu Jinpachi e anche per questo film per il ruolo del Maestro ho immaginato fin dall'inizio Takenaka. Aveva solo tre battute e così mi ha detto: "Tutto qui?!" (XD). In questo senso anche per questo film abbiamo fatto semplicemente un casting per vedere chi potesse doppiare e chi no: io non voglio usare gli attori a casaccio. Quindi probabilmente il risultato è più interessante grazie alle elevate capacità dei doppiatori professionisti. Penso che in assenza di solide basi sia meglio scegliere dei doppiatori professionisti. Perché hanno un addestramento specifico. Sasakura, il capo meccanico, non poteva farlo che Sakakibara Yoshiko. Però, per i giovani protagonisti di questo film ho pensato non andassero bene dei giovani doppiatori, la tecnica dei doppiatori si sarebbe adattata perfettamente a loro e senza incongruenze, ma in questo caso non avrebbe funzionato. Io volevo un leggero senso di incongruenza. In altri termini il mio ideale era che non si adattassero perfettamente, che fossero leggermente incongrue, ma che facessero dire allo spettatore che non si sarebbero immaginati comunque delle voci diverse. In questo senso per questo film è stata una gran cosa aver incontrato Kase Ryō e Kikuchi Rinko.
Per concludere, cosa ci dice della sua prossima opera e delle sue opere che verranno?
C'è molto da dire. Ma realisticamente è tutto ancora da scrivere. Però, finché non mi verrà detto di fermarmi, ho deciso di continuare a fare animazione costantemente ed è per questo che ho fatto questo film. Non smetterò nemmeno di fare cinema live, e farò solo ciò che voglio, ciò che mi dà piacere. Per questo vorrei andare avanti a fare onestamente non ciò che propongo io, ma le cose che mi vengono proposte. Ovviamente non è che io non abbia dei miei progetti ma non ho alcuna voglia di fissarmi solo su di essi. Di suo anche questo film mi era stato proposto, e se mi fisso troppo sulle mie cose, rischio di allargare troppo non solo il mio spazio di lavoro, ma che come risultato questo invada anche la mia vita. In altri termini, mi sento libero anche dal non poter fare certe cose. Di fatto, Miike Takashi, che ho conosciuto grazie a Keitai sōsakan 7, è qualcuno che ha fatto così, che dice "Io non sono chissà chi", ma intanto come risultato i suoi film sono sempre qualcosa di suo. Ci sono tante cose da cui è difficile liberarsi. Per riuscirci ci vogliono delle basi e tra esse probabilmente è necessario il fisico. Sentirsi freschi. Essere in forma. Avere un fisico costantemente leggero. Per questo io non ho più intenzione di poltrire con la pancia di fuori. Non è il caso.