La seguente intervista è tratta dalla rivista: Movie Pia, Tōkyō: Pia Kabushiki Kaisha, 2010, pp. 14-16.
La traduzione è stata realizzata da Yupa il 21 gennaio 2017, rivista il 22 e 23 gennaio 2017.
L'ordine cognome-nome rispetta l'originale giapponese e non è ribaltato come invece avviene di consueto (quindi Yonebayashi Hiromasa e non Hiromasa Yonebayashi).
La traduzione è stata eseguita senza alcun fine di lucro, con l'unico scopo di divulgare informazioni in lingua italiana sull'animazione giapponese, altrimenti irraggiungibili, ed è liberamente distribuibile. In caso di citazione si prega di non alterare il contenuto. In caso di distribuzione e/o utilizzo si prega comunque di avvisare anticipatamente il traduttore.
La minuziosità del processo produttivo permette di capire ciò che il regista Yonebayashi ha voluto trasmettere
L'improvvisa offerta per la regia venuta da Miyazaki Hayao & Suzuki Toshio
Quindici anni dall'ingresso nello Studio Ghibli. Yonebayashi Hiromasa, che fin qui si è occupato di numerose opere Ghibli, due anni fa viene improvvisamente convocato da Suzuki Toshio e Miyazaki Hayao.
- Miyazaki mi chiese se non avrei potuto fare da regista per un progetto chiamato Gli gnomi sotto il pavimento. Ma io pensavo fosse meglio che a dirigere un film fosse chi ha qualcosa da dire al Mondo, chi ha un messaggio, e quindi rifiutai. Però Miyazaki e Suzuki mi dissero: "Le idee e le opinioni sono già contenute nell'opera originale. Intanto leggila". Lo lessi, ed era un libro interessante, che accendeva l'immaginazione. Quando finii di leggerlo Suzuki mi chiese cos'avessi intenzione di fare e siccome esitavo mi disse: "dimmi che lo farai", e allora, come se non avessi scelta, accettai.
È così che quest'anno è nato un nuovo regista di trentasette anni. Inizialmente pare che, oltre agli schizzi per i personaggi e agli scenarî, avrebbe dovuto scrivere anche la storia.
Vengono alla luce i contorni di personaggi dotati di una loro individualità
- Per quanto riguardava la storia io presentai diverse proposte, ma Miyazaki non mi diede l'ok, per cui a un certo punto arrivai a chiedergli se la sceneggiatura non potesse farla lui. In quel momento eravamo in una fase in cui non era ancora stato deciso che direzione avrebbe preso l'opera e io avevo disegnato diverse versioni di Arrietty e le avevo mostrate a Miyazaki. La stirpe di gnomi di Arrietty un tempo era numerosa ma attualmente sarebbe stata una specie in via d'estinzione composta solo dalla famiglia di lei, di tre individui. Partendo da qui avevo pensato anche a un'Arrietty simile a Nausicaä, con la missione di cercare dei compagni, ma Miyazaki, vedendola disegnata così mi disse: "Considerando l'epoca in cui viviamo, forse andrebbe meglio non fare qualcosa del genere, ma una storia più triste, che metta in scena il contatto tra individuo e individuo", e così si arrivò un po' alla volta alla storia d'amore tra Arrietty e un essere umano di nome Shō. E penso che alla fine il personaggio di Arrietty sia risultato più vicino all'immagine che aveva nell'opera originale. Una ragazza di quattordici anni attiva e piena di curiosità. Dall'altra Shō, visto che s'era deciso di farne una storia d'amore, è diverso rispetto al libro. Shō è malato, non conosce il calore familiare, e proprio per questo ho pensato che, rispetto ai sui dodici anni, è un ragazzo serio. Per lui Arrietty è una ragazza più grande, il suo primo amore, ma fisicamente è piccola. E penso sia questo il punto d'interesse.
Anche i personaggi che li circondano hanno ognuno una propria individualità.
- La madre di Arrietty, Homily, è un po' nervosa di carattere. Però in casa è una persona cordiale. La sua voce è quella di Ōtake Shinobu, che l'ha interpretata come una madre simile a una amabile ragazzina. Il padre Pod, stretto com'è tra la vivace Arrietty e la nervosa Homily, è laconico. Forse è in tal modo che riesce a sopravvivere in una famiglia del genere (XD). In un'opera che complessivamente ha un'atmosfera calma e pacata, ho pensato che forse sarebbero stati d'aiuto i personaggi umoristici di Haru, l'aiutante curiosona sopra il pavimento, e sotto il pavimento Homily.
La sceneggiatura scritta in collaborazione da Miyazaki e Niwa Keiko (quella di Le cronache di Terramare) è stata completata nel gennaio del 2009. Da lì in poi il regista Yonebayashi ha cominciato a disegnare il primo storyboard.
Nel disegnare il primo storyboard Miyazaki mi ha fatto un sacco di richieste
- Nelle sue opere più recenti, Miyazaki disegna subito gli storyboard senza una sceneggiatura, e le ultime cose le decide in fase di realizzazione. Quindi anche stavolta la sceneggiatura all'inizio era scritta solidamente ma da metà in poi c'erano punti poco chiari, ed è stato faticoso sistemarli. Sapevo per esperienza che Miyazaki mentre disegna a volte si stacca da quanto deciso all'inizio, e forse per questo la seconda parte era scritta in maniera vaga. Per questo, per quanto riguarda la seconda parte, ho detto a Niwa Keiko che avrei voluto portare un po' le cose in una certa direzione, e in certi punti mi ha fatto il favore di cambiare la sceneggiatura.
Che tipo di storyboard avrebbe disegnato, seguendo questa sceneggiatura?
- Le sceneggiature di Miyazaki sono estremamente visuali e zeppe di idee di vario tipo. Ad esempio, nella scena in cui Arrietty va per la prima volta a caccia di oggetti, si ritrova all'improvviso nella cucina degli esseri umani che, vasta com'è, la confonde e all'inizio sbuca fuori in una credenza dove sono allineati grandi piatti e forchette. Quindi è tramite la credenza che ha una panoramica generale della cucina. Come si può mostrare in maniera efficace una scena del genere in una breve sequenza? Ci sono molti modi in cui lo si potrebbe fare. Inoltre Arietty vede la cucina e dice: "Ooh, com'è grande!", ma come si fa a esprimere la grandezza della cucina? Visto dal loro punto di vista il tavolo dall'altra parte della cucina dovrebbe essere grande quanto lo è il grand canyon per gli esseri umani. In che modo dar forma in immagine alle emozioni della ragazza? Le idee per farlo le ho avute dalla direttrice delle animazioni e dai direttori dei fondali, e ogni scena è stata realizzata grazie allo sforzo concertato di più persone.
"Potrebbe esistere veramente": è questo che ho voluto far pensare agli spettatori
Un'altra cosa che ha curato è il senso di realtà di questi gnomi.
- Questi gnomi non possono volare né usare la magia. Non sono individui speciali, sono esseri umani come noi, solamente più piccoli. Per questo ho sentito che l'esistenza di Arrietty non doveva essere percepita come fittizia. Anche i mutamenti delle espressioni, essendo questa una storia d'amore, sono estremamente delicati. Qui penso siano state notevoli le capacità di Kagawa Megumi, la direttrice delle animazioni. Ad esempio Arrietty sorride ma intimamente prova qualcos'altro, oppure è triste ma la sua espressione contiene anche rabbia. Qui sono stati necessarî dei mutamenti delicati in cui si sovrapponevano diverse emozioni. E questo viene deciso ad esempio da minime pieghe dell'angolo della bocca, cosa che spero venga notata. Il flusso di emozioni tra Arrietty e Shō ho provato a disegnarlo scavando in quelle parti adolescenti dentro di me e trasformandole nei sentimenti di loro due.
Anche nell'interpretazione degli esseri umani c'è un punto di vista proprio del regista.
- Nell'opera originale gli esseri umani sono assolutamente cattivi. Sono rappresentati come tremendamente spaventosi e gli gnomi vivono terrorizzati sotto il pavimento. Ma io non volevo farli troppo spaventosi e così gli gnomi, pur vivendo sotto il pavimento, conducono una vita relativamente piacevole. Anche gli esseri umani sopra il pavimento fondamentalmente li ho interpretati come delle brave persone.
La differenza tra ciò che si prova una volta completato il film quando si è registi e quando animatori
Ora che per la prima volta ha provato a fare il regista, qual è stata la maggiore differenza rispetto a quand'era animatore?
- Di base, quando si è animatori e si è assegnati a una scena, bisogna disegnare considerando il ritmo: qui c'è la scena clou, qui ci si deve trattenere. Disegnando lo storyboard ho considerato che in un film la cosa va gestita sui tempi lunghi. È con quest'idea in mente che si può realizzare un film. Da un altro punto di vista, l'animatore con la sua matita disegna un Mondo in bianco e nero ma quando si è registi bisogna pensare all'aggiunta del colore, ad esempio quelli dei fondali. Si tratta di questioni che ho affrontato per la prima volta, ed è stato faticoso, ma interessante e divertente.
Mi hanno detto che in realtà, quando all'inizio ha accettato la regia, il produttore Suzuki le abbia chiesto: "Poi tornerai di nuovo a fare l'animatore?"
- Per me il massimo del divertimento è fare l'animatore. Ci sono altre persone che possono assumersi la responsabilità di un'opera, ed è una posizione comoda, quella di animatore, visto che concede un certo grado di libertà. Quando si è registi, le proprie decisioni arrivano così come sono nel Mondo senza che ci sia sotto un telone di salvataggio, e la cosa è tremenda (XD). Se mi venisse chiesto se voglio di nuovo fare il regista, sinceramente, nelle condizioni attuali, non saprei rispondere. Penso che tutto dipenda da come verrà accolto questo film.