Il
seguente articolo è tratto da: Oshii Mamoru, Kore ga boku no kaitō de aru
1995‑2004, Tōkyō: Infobān, 2004, pp. 204‑207; già comparso sulla rivista
mensile Saizō, numero di marzo 2001.
Traduzione
dal giapponese realizzata da Yupa il 21 Settembre 2005, rivista e corretta il 23
dello stesso mese.
Le note tra parentesi quadre sono opera del traduttore.
La traduzione è stata eseguita senza alcun fine di lucro, con l’unico scopo di
divulgare informazioni in lingua italiana sull’animazione giapponese,
altrimenti irraggiungibili, ed è liberamente distribuibile. In caso di
citazione si prega di non alterare il contenuto. In caso di distribuzione e/o
utilizzo si prega comunque di avvisare anticipatamente il traduttore.
Tutti gli errori e le omissioni sono da addebitarsi al
traduttore.
ORMAI
IL CINEMA NON HA PIÙ BISOGNO DELLE IMMAGINI CASUALI!
Grazie ad Avalon ho potuto pensare alcune cose su animazione
e grafica digitale. [...]
Quando incontrai i fratelli Wachowsky (i registi di Matrix),
avevano appena visto Jinrō e mi dissero subito che gli schizzi d'acqua nelle
scene in cui la ragazza corre per i condotti fognarî avrebbero voluto farli
loro, e mi chiesero come avevamo fatto a realizzarli. Ma io risposi ridendo che
non si trattava di computer graphic, erano stati disegnati da un
animatore.
Da quando nel cinema si è arrivati a introdurre il digitale
nel cinema, c'è stato molto dibattito sulle differenze tra le immagini digitali
e quelle disegnate dagli animatori. Ma quale sarebbe dunque il senso di questa
differenza? Si tratta di una distanza ben maggiore di quella tra le tre e le
due dimensioni: è una questione di recitazione.
Il fumo o l'acqua digitali sono reali, ma non recitano.
Certo, fumo e acqua coi software attuali possono essere disegnati con
facilità, ma rimangono privi di recitazione. Quella che invece c'è nel
fumo e nell'acqua disegnati da un animatore professionista.
Con un animatore del livello di Okiura (Okiura Hiroyuki,
regista di Jinrō), i movimenti delle immagini superano di gran lunga il
digitale. Non è una questione di realismo, ma di ottenere una recitazione
conforme alla regia, così come il film la richiede. Per questo i fratelli
Wachowsky sono rimasti colpiti vedendo gli schizzi d'acqua di Jinrō.
Negli studî di animazione sono ancora molti gli animatori
professionisti che non usano la grafica digitale. Da una parte c'è anche una
certa diffidenza verso il digitale, ma ancora prima c'è il fatto che i loro
occhî non possono accettare delle immagini digitali prive di recitazione.
Quindi, quando ne parlo con un animatore professionista, la conclusione è
sempre che è comunque meglio fare i disegni a mano. Anche Ōtomo dice la stesse
cosa, ed è senza dubbio qualcosa di vero.
Ormai è passato un bel po' di tempo da quando ho cominciato
a usare la computer graphic nei miei film, e il livello di perfezione
degli ambienti e della grafica digitali nel cinema ha fatto passi da gigante.
Nonostante ciò, purtroppo, la grafica digitale è ancora molto lontana dai
disegni degli animatori professionisti. Ciò dimostra quanto sia potente la
capacità che hanno gli animatori migliori, di rendere in immagini quei
movimenti che stanno dentro la loro testa. Passassero anche dieci anni, non si
potrà imitarla così facilmente, e il digitale, per quanto si possa evolvere,
avrà molte difficoltà a raggiungerla. Piuttosto, se, come sta avvenendo ora, le
tecniche digitali filtreranno sempre più nel cinema, questa capacità vedrà
crescere ancor di più il valore legato alla sua rarità.
Difatti la trasformazione digitale del cinema allarga
enormemente il territorio in cui è possibile controllare il film. Tanto che le immagini
casuali spariranno. L'importante sarà se si abbia e fino a che punto la
tecnica per controllare le immagini a seconda delle proprie intenzioni.
Che si tratti di animazione o di cinema "live",
nulla cambia. E inoltre, su questo punto, l'animazione possiede un patrimonio
di gran lunga maggiore rispetto al cinema "live". Quindi anche
quest'ultima non potrà che diventare animazione.
Che si tratti di animazione o di cinema "live",
ormai le immagini casuali, le immagini prive di regia non esistono
più. Le immagini ottenute puntando semplicemente la telecamera sul luogo in cui
ci si trova non si trovano più sul mercato. Per quanto potranno sembrare
naturali, avranno sempre un setting con le luci e tutto il resto,
accuratamente predisposto.
E questo vale persino per i documentarî. Anche le immagini
dei telegiornali hanno una loro regia. Qualcunque tipo di immagine è già costruita.
E dal momento in cui è cominciata questa costruzione, allora, che si
tratti di acqua, o di fumo, o di neve, io ritengo sia opportuno ci sia una recitazione
che segua le intenzioni del regista.
Un film digitale dovrebbe far recitare tutti i suoi
elementi: le espressioni delle attrici, i movimenti degli stuntman, e
anche il vento, le luci, le nuvole, e il cielo, e i colori... E penso anche sia
proprio questa la strada con cui il cinema giapponese possa sopravvivere,
evitando di diventare un'arte da museo.