Il seguente articolo è tratto da: Oshii Mamoru, Kore ga boku no kaitō de aru 1995‑2004, Tōkyō: Infobān, 2004, pp. 271‑273; già comparso sulla rivista mensile Saizō, numero di luglio 2003.
Traduzione dal giapponese realizzata da Yupa il 15 Ottobre 2005, rivista e corretta due giorni dopo.
Le note tra parentesi quadre sono opera del traduttore. La traduzione è stata eseguita senza alcun fine di lucro, con l’unico scopo di divulgare informazioni in lingua italiana sull’animazione giapponese, altrimenti irraggiungibili, ed è liberamente distribuibile. In caso di citazione si prega di non alterare il contenuto. In caso di distribuzione e/o utilizzo si prega comunque di avvisare anticipatamente il traduttore.
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PENSANDO AD ANIMATRIX
 
È prevista per giugno la vendita del DVD di Animatrix. Dovrebbe trattarsi di una raccolta formata dai maggiori autori dell'industria dell'animazione giapponese, ognuno dei quali ha prestato la propria abilità per produrre dei cortometraggi ambientati nel mondo di Matrix.
Quando questo progetto era appena cominciato, era pervenuta anche a me, tramite un produttore giapponese, una richiesta di partecipazione, ma io mi sono permesso di rifiutare cortesemente. La ragione principale è che i lavori per Innocence erano già cominciati, ma a parte questo avevo comunque la certezza che una collaborazione coi fratelli Wachowski, i registi di Matrix, gente abituata a lavorare a Hollywood, non potesse funzionare facilmente. Anche se poco, conosco i Wachowski, grazie a interviste comuni che abbiamo fatto per delle riviste; diversamente dai registi giapponesi, loro vivono in un mondo dove, prima ancora che degli autori, si deve essere degli abili imprenditori. Un'opera di successo, per loro, diventa uno strumento importante, una fonte di enormi ricchezze, l'avidità che c'è verso queste è impensabile per un autore giapponese. Non è possibile credere di venir lasciati liberi di fare quel che si vuole, lavorando assieme a gente del genere. Non sto discutendo se loro siano buoni o cattivi dal punto di vista umano, il problema è che la differenza è eccessiva, sia come ambiente che come mentalità.
Alla fine, almeno per quel che mi ha personalmente riferito Morimoto (Morimoto Kōji, che ha preso parte ad Animatrix), pare effettivamente ci siano state notevoli divergenze di mentalità durante la produzione (ignoro, comunque, come siano andate la cose per gli altri autori che hanno partecipato). In quanto a contenuto, la qualità dell'animazione dev'essere ovviamente altissima, anche solo per il fatto che ci hanno lavorato i maggiori autori del Giappone. Eppure io nutro dei dubbî sull'esistenza di un'opera come questa.
Quale senso ha che, ora come ora, quasi tutti i più abili autori giapponesi prendano parte al mondo di Matrix? So bene che quel che dico non sembrerà simpatico, ma non posso fare a meno di pensare che alla fine i fratelli Wachowski vogliano soltanto mostrare come il loro mondo di Matrix abbia influito su così tanti autori, e che questi lo amano; è come se gli autori giapponesi siano solamente stati usati.
Si potrebbe anche pensare che la partecipazione a un prodotto di massa come Animatrix sia una dimostrazione per far conoscere a Hollywood i nomi di animatori giapponesi di talento, ma una dimostrazione alla fine rimane una dimostrazione e basta. Se proprio si deve usare il proprio genio, investendo un'enorme quantità di tempo e fatica in un'opera di dieci o quindici minuti, per poter esibire le meraviglie della propria tecnica, allora io preferirei che la stessa fatica venisse usata per creare un'opera originale.
Il problema non è solo dal lato degli autori, è anche un problema di mentalità di quei produttori che gestiscono il loro talento.
La capacità tecnica di muovere le immagini così come la possegono oggi gli animatori giapponesi è senza dubbio la migliore al mondo. Con l'attuale inevitabile penetrazione del digitale nel cinema, è ovvio che questa capacità vedrà nei prossimi tempi aumentare il proprio valore dovuto alla rarità. Personalmente, non riesco a pensare abbia molto senso svendersi a così basso costo, lasciando che Hollywood usi candidamente questo valore per propagandare i proprî film.