Il seguente scritto è tratto dal seguente volume: Oshii Mamoru – Amano Yoshitaka, Tenshi no tamago, 1985, Tōkyō, Tokuma Shoten, pp.
154-155. Si tratta di un breve volumetto che narra, con le immagini di Amano
Yoshitaka accompagnate da brevi frasi di Oshii, le vicende di Tenshi no
tamago, ova. realizzato dai
due artisti (rispettivamente, character design e regista): la storia
narrata nel volumetto in parte è piú chiara ed esplicita rispetto al film
animato, in parte ampliata e diversa, in parte mancante di alcune parti o
dialoghi. Credo che le poche righe qui tradotte, presenti a mo' di postfazione nelle
ultime pagine del volumetto, esprimano molto del significato profondo dell'opera:
quel solipsismo al contempo radicale e problematico, amaro e consapevole che
sta alla base di tante altre produzioni di Oshii, animate e non.
Attualmente (Settembre 2005) non è ancora disponibile
alcuna edizione non giapponese di Tenshi
no tamago. Esiste un'edizione giapponese in dvd (priva di sottotitoli anche in inglese), una
corrispettiva versione (ovviamente illegale) distribuita sul mercato cinese, e
una certa quantità di altre versioni (anch'esse prive di diritti) che circolano
sulla rete delle reti.
La traduzione è stata realizzata da Yupa nei giorni 16
e 17 Settembre 2003. Rivista e corretta il I ottobre 2006.
La traduzione non ha
alcun fine di lucro, ma l'unico obiettivo di divulgare in lingua italiana
informazioni sull'animazione giapponese altrimenti irraggiungibili, ed è liberamente distribuibile. In caso di citazione
si prega di non alterare il contenuto. In caso di distribuzione e/o utilizzo si
prega comunque di avvisare anticipatamente il traduttore.
Tutti gli errori e le
omissioni sono da addebitarsi al traduttore.
A volte mi chiedo se l'uomo non nasca, cresca, si riproduca,
invecchi e poi muoia senza incontrare nessuno, anzi, senza nemmeno aver bisogno
degli altri.
A volte mi chiedo se, pur vivendo ovunque a contatto con numerose
persone, in realtà non ci troviamo infinitamente soli in mezzo alle folle; e se,
senza nemmeno rendercene conto, non continuiamo ancora a sfiorare gli altri, se
non continuiamo a recitare su palcoscenici da noi stessi costruiti il piccolo
dramma in cui l'incontro è già di per sé un doloroso commiato.
Di fronte a parole come «Fine del Mondo» o «Fine dei
Tempi», sono questi gli unici dubbî che riescono ad affiorarmi alla mente.
Qualcuno diverso da me.
Un qualcuno che mi fissi, presente davanti ai miei occhi.
Credere in questo Altro che, anche se io sparissi,
continuerebbe a esistere in questo luogo, contemplando il mondo come farei io, raccontandolo
e poi morendo... credere in questo Altro significherebbe credere proprio nel
Mondo in cui noi stessi viviamo; significherebbe senza dubbio credere che si
tratti di un'unica Realtà.
Io voglio incontrare questo Altro.
E dopo un tale incontro, sicuramente io non sarei piú ciò
che ora sono, e la realtà si aprirebbe davanti ai miei occhi non piú come una mia
realtà, ma come una Realtà unica e insostituibile.
Mi sembra che non sia davvero possibile raccontare ora la Speranza
o la Salvezza, se non attraverso un incontro di questo tipo.
Oshii Mamoru.
Anno 60 dell'era Shōwa, 18 ottobre.
[l'anno 60 dell'era Shōwa corrisponde al 1985 secondo la
datazione cristiana n.d.t.]