Il seguente brano è tratto dal volume: Takahata Isao, Eiga o tsukurinagara kangaeta koto, Tōkyō: Tokuma shoten, 1991, pp. 441‑447; si tratta di un intervento tenuto dall'autore nel 1988 durante un seminario per lo studio dei problemi delle autonomie locali giapponesi.
Traduzione dal giapponese realizzata da Yupa il 25 e 26 Agosto 2005, rivista e corretta il 27 e 28 dello stesso mese.
Le note tra parentesi quadre sono opera del traduttore. La traduzione è stata eseguita senza alcun fine di lucro, con l’unico scopo di divulgare informazioni in lingua italiana sull’animazione giapponese, altrimenti irraggiungibili, ed è liberamente distribuibile. In caso di citazione si prega di non alterare il contenuto. In caso di distribuzione e/o utilizzo si prega comunque di avvisare anticipatamente il traduttore.
Tutti gli errori e le omissioni sono da addebitarsi al traduttore.
 
 
A proposito di Una tomba per le lucciole
Perché le nuove generazioni non rinuncino ai rapporti umani
 
I
 
Molto piacere, sono Takahata. Posso immaginare che non si abbia un gran desiderio di sentier parlare di un film per nulla solare (Una tomba per le lucciole [Hotaru no haka, 1988]), subito dopo che lo si è visto, ma io vorrei in ogni caso discuterne, a partire dai motivi per cui l'ho fatto.
 
II
 
Se devo dire il vero non l'ho fatto con l'intenzione di lanciare un messaggio pacifista.
Quando avevo deciso di farlo diverse persone che avevano letto il libro mi hanno chiesto perché volessi portare in animazione una storia del genere, mi chiedevano se non temessi reazioni di rigetto da parte di chi l'avrebbe giudicato troppo oscuro, di chi non avrebbe voluto vederlo. A questo domande non sono stato in grado di rispondere come si deve, e ovviamente sarebbe stato un fallimento fare un film che rischiava di far nascere le stesse domande da parte chi l'avesse visto una volta finito. Per questo è stata una mia preoccupazione costante lungo tutta la produzione il modo in cui sarebbe stato accolto. Di una cosa però ero certo, e cioè che i giovani avrebbero compreso bene questa storia. Pensavo difatti che i giovani d'oggi sarebbero entrati in sintonia con la vita di Seita, il protagonista.
Il quattordicenne Seita non riesce a reggere le amarezze dei rapporti umani, se ne allontana causando infine la morte della sorellina, e morendo egli stesso. Già la generazione che mi precede, che durante la guerra aveva dovuto sacrificare tutta sé stessa per il paese, impegnandosi nel lavoro e sopportando le sofferenze, e che si era impegnata anche per il boom economico del dopoguerra, e che considera appunto l'impegno e la fatica la strada dell'uomo, questa generazione, quando uscì il libro di Una tomba per le lucciole, pur colpita dalla sua tragicità, mi sembra abbia avuto anche una sorta di rigetto emotivo [Il film Una tomba per le lucciole è tratto da un omonimo romanzo, scritto da Nosaka Akiyuki].
Ad esempio i giovani d'oggi, vedendo la zia che infine scaccia i due protagonisti, dovrebbero giudicarla spietata, e simpatizzare in tutto e per tutto con Seita che vuole andarsene via da quella casa. Ma per chi ha vissuto la situazione dell'epoca, una cattiveria simile non è nulla di speciale, e nemmeno si pone il problema se si tratta di crudeltà da condannare. La zia è egoista, ma molti lo erano. È dunque ovvio se c'è chi pensa che forse Seita avrebbe dovuto aver più pazienza e sopportazione, che sia stato troppo capriccioso.
Le giovani generazioni sono diverse. Detestano l'idea secondo cui l'uomo è fatto per la sopportazione paziente, e tentano di evitare il più possibile i vincoli e i conflitti delle relazioni umane. Con la loro stanza personale, circondati da divertimenti individuali come walkman e console, pensano di poter andare avanti facendo a meno dei contatti umani. Si dice appunto che un gioco individuale come il pachinko non abbia ancora perso terreno, mentre il mah jong è in calo [il pachinko è una sorta di flipper molto popolare in Giappone; il mah jong invece si gioca in quattro]. Quindi i giovani dovrebbero comprendere bene e spontaneamente i sentimenti di Seita. Se finissero nella sua stessa situazione, probabilmente vorrebbero vivere come lui e scapperebbero via dai tonarigumi e dalla zia cattiva [i tonarigumi, letteralmente "gruppi di vicinato", sono delle associazioni obbligatorie istituite nel 1940 dal governo giapponese per irregimentare la popolazione in tempo di guerra; servivano, tra le altre cose, per la distribuzione delle razioni di cibo. Vennero aboliti nel 1947]. Poi, la differenza tra i giovani d'oggi e Seita, è che i primi non sarebbero in grado di cucinare! ^_^ Alla fine, però, Seita deve morire. Il denaro su cui contava è privo di valore, e soprattutto non esistono supermercati. La mia idea è stata di partire da qui per indicare ai giovani uno spunto con cui riflettere sulla relazione tra la guerra e il cuore umano, e sui legami tra gli uomini.
Questa è stata una grande motivazione per cui ho voluto fare Una tomba per le lucciole. Un'altra è che esistono film in cui i personaggi bruciano per breve tempo ma in maniera splendida, e la vita di Seita e Setsuko ha brillato per un istante per poi consumarsi, proprio come le lucciole. Una compiutezza narrativa che mi ha affascinato. Mi sono anche chiesto se, sostenuto dalla forza di questo concisione, non sarei riuscito a esplorare nuove forme espressive di animazione, cosa che comunque non ho potuto, per problemi di tempo e altro. Queste dunque le ragioni per cui ho voluto trarre un film da questa storia. Non si è trattato di quel che si definisce "pacifismo".
Ho sempre considerato davvero difficile fare un'animazione pacifista, e lo penso tuttora. Con la sola drammatizzazione emotiva delle tragedie della guerra portate dai bombardamenti o dall'atomica difficilmente si ottengono dei contrasti con le circostanze attuali. Penso piuttosto che si dovrebbe far qualcosa con un approccio documentaristico, per poter riflettere con freddezza e razionalità sui motivi per cui la guerra è scoppiata nel passato e su come evitare un'eventuale guerra futura. Ovviamente è necessario riflettere sulle tragedia delle guerra, comprendendo anche quel che il Giappone ha fatto agli altri paesi durante il conflitto. Ma per farlo sarebbero necessarie capacità notevoli. Per questo io ho considerato di non essere affatto in grado di far qualcosa di così difficile come un film pacifista. Tuttavia, mi sembra che moltissimi di quelli che hanno visto Una tomba per le lucciole vi abbiano letto un messaggio pacifista.
Gli studenti delle elementari hanno avuto in tutto il paese reazioni semplici ma dirette: la guerra fa paura; mi è dispiaciuto per i due protagonisti; la loro morte mi ha colpito molto; la guerra è una tragedia; bisogna evitarla a tutti i costi... e così via. Ci sono ragazzi che, dopo averlo visto, hanno fatto noleggiare il video dai genitori, per vederlo insieme e farselo spiegare, ma dopo la prima metà c'erano solo lacrime e silenzio: tantissimi hanno pianto, adulti e bambini. Alla fine è stato interpretato come un film pacifista. E io mi sono ritrovato nuovamente a considerare che dopotutto era naturale.
Quel che però non mi aspettavo è che anche nella generazione superiore alla mia non ci sono quasi state reazioni di rigetto come quella di cui ho detto più sopra, e viceveversa tra quelli da cui auspicavo la maggior sintonia, gli spettatori che vanno dalle scuole superiori sino ai ventenni, molti hanno detto che si tratta di un film duro, cupo, di non volerlo vedere, o anche di non aver pianto. Ma anche questo, forse, è naturale. Per la generazione che ormai è sulle soglie della vecchiaja, quella guerra è senza dubbio un ricordo ancora vivo nel cuore. Mentre i giovani, che giudicano le cose in maniera emotiva, con i parametri di piacere e dispiacere, saranno anche vicini sino a un certo punto agli stati d'animo di Seita, ma credo che ciò, in molti casi, faccia sorgere in loro, per reazione, sentimenti sgradevoli. Preferirebbero uscire dal cinema felici, dopo aver projettato le proprie emozioni su un grande eroe, anche se distantissimo da quel che loro stessi sono.
Nel film compare quel che sembra lo spettro di Seita, che osserva sé stesso, e quindi noi spettatori. Ho pensato che effettivamente, oggi, ci sia bisogno di questa sensazione che i giapponesi hanno sin dall'antichità, di essere osservati da chi ci ha preceduto.
Si dice che gli spettri giapponesi si manifestino perché incapaci di risolvere i sentimenti per questo mondo, a causa di rimpanti, o di azioni incompiute. Però, al di là di questo tipo di spettri, anche chi è ateo a volte dice senza problemi cose tipo: "Il babbo morto sicuramente ci sta guardando dal cielo" o "Se ti comporti così, sicuramente la nonna morta piangerà". Sembra proprio che la "cultura della vergogna" dei giapponesi, che agiscono considerando lo sguardo degli altri e non quello di dio, non sia rivolta soltanto allo sguardo dei vivi. I morti in realtà non se ne vanno in qualche posto lontano come il paradiso, sono ancora qui intorno, ci osservano, noi che siamo ancora vivi: non è forse questo ciò che i giapponesi hanno sempre sentito? "Riposate in pace, l'errore non sarà ripetuto": credo che l'iscrizione per la bomba atomica di Hiroshima celi questa consapevolezza, di essere osservati da morti che non potranno mai aver riposo. La coscienza di essere osservati, di essere interrogati su quel che avverrà nel dopoguerra, sulle nostre intenzioni ora che dalla guerra sono passati quarant'anni, questa coscienza io credo sia ancora necessaria, al giorno d'oggi. È anche con queste considerazioni che ho introdotto gli spettri dei due protagonisti.
 
III
 
Nel mio Yanagawa horiwari monogatari [Storia del canale di Yanagawa: documentario del 1987, girato da Takahata, è il suo unico film non d'animazione] ho raffigurato quei fastidiosi legami che uniscono l'uomo all'uomo, e l'uomo all'acqua, insomma quelle relazioni umane da cui Seita vuole scappare. Il film ha al suo nucleo il momento in cui venne stabilito un progetto per interrare gran parte dell'inquinato canale della cittadina di Yanagawa, e di come allora si sia mosso un coraggioso funzionario, ottenendo dal comune la revoca del progetto, e riuscendo a convincere la popolazione per far avviare un'impresa comune tra amministrazione e cittadini per il risanamento del canale; ancora adesso proseguono periodici lavori di pulizia che coinvolgono tutti i consigli di quartiere. La cosa positiva è che molti che hanno visto il film, hanno dichiarato di essere stati colpiti e incoraggiati dai fatti di Yanagawa. Ma altri, anche se pochi, hanno criticato questa solidarietà tra cittadini e istituzione come un modo di agire sorpassato.
Certo, probabilmente ci sono stati anche aspetti per cui i cittadini hanno seguito quel che veniva detto dall'alto, dalle autorità comunali, e quando è stata lanciata la collaborazione di tutte le associazioni di quartiere, ci sarà stato anche chi era contrario e che non ha potuto esprimersi. È però un fatto indubitabile che questo modo di agire sorpassato sia stato parte di un impulso che ha condotto a buon fine ciò che in altre regioni non si è invece potuto fare. E su questo credo sia il caso di riflettere. Eliminando i modi di agire sorpassati abbiamo ottenuto molte cose, ma adesso abbiamo tutti cominciato a renderci conto che dall'altra parte grandi cose sono state perse. Lungo tutto il dopoguerra si è detto che erano necessarie una solidarietà e un'unione basate sull'affermazione dell'individualità e della personalità moderne. Ma intanto, già a cominciare dall'indagine sulle responsabilità della guerra, i comportamenti sorpassati sono rimasti nascosti all'ombra dei grandi principî, e alla fine i due poli opposti dell'egoismo e del culto del denaro da una parte e del servilismo e della dipendenza dal potere all'altra l'hanno fatta da padroni. Sia per il problema della leva militare, che per tutte le polemiche sul ruolo dell'imperatore, che per i disastri ambientali, siamo incalzati da una disperazione che ci fa chiedere che fine abbia fatto quella democrazia che avevamo imparato sui nuovissimi testi scolastici, e se effettivamente in questi quarant'anni non abbia affatto messo radici. Forse si tratta dell'insofferenza per non aver coltivato una vera democrazia, ma l'esperienza di Yanagawa suggerisce l'impressione che dare la precedenza all'affermazione dell'individuo rispetto alla solidarietà, che verrebbe dopo, non sia una risposta adatta.
Vorrei comunque non essere frainteso. Oggi il Giappone sta nuovamente mostrando i suoi muscoli [la conferenza è del 1988, quando il Giappone, all'apice della sua potenza economica, osava sfidare financo il predominio statunitense, almeno sul piano commerciale], vanno di moda le teorie sull'essenza del Giappone, quelle che cantano le lodi di quei "modi di agire sorpassati" che erano all'origine del potere politico dell'imperatore: ovviamente non c'è nulla di più pericoloso, e quel che io voglio dire è qualcosa di completamente diverso. È un errore e solo un errore dire che i tonarigumi del tempo di guerra fossero positivi. Io mi chiedo però se non sia possibile valorizzare per le autonomie regionali quelle facoltà che hanno permesso la nascita dei tonarigumi.
 
IV
 
Per quanto riguarda l'individualismo, mi chiedo se proprio i giapponesi non siano diventati incapaci di contenere i loro desiderî ben più degli europei. C'è chi dice che non si può rifiutare l'energia nucleare, perché serve energia per soddisfare una domanda in continua crescita, o che le persone cedono all'espansione del consumismo, anche se sono coscienti che si tratta di una strategia delle imprese per stimolare i desiderî. Eppure, anche per quel che riguarda le restrizioni sull'uso dell'illuminazione che c'erano sotto la guerra, non si trattava soltanto di un'imposizione dall'alto, c'erano degli aspetti di collaborazione in cui agiva un egualitarismo tipicamente giapponese: se il mio vicino ce la fa a sopportarlo, posso farcela anch'io. Per quanto meschino, sicuramente grazie a questo sentimento resistere è stato più facile. Non è un bell'esempio, ma la mia impressione è che questo modo di pensare, per cui anch'io posso farcela a sopportare quel che il mio vicino sopporta, non si possa dire sia del tutto negativo. Con la crescita illimitata del consumo energetico globale prima o poi le risorse del pianeta si esauriranno e allora probabilmente anche il Giappone dovrà cominciare a controllarsi e trattenersi. In altri termini, quando si cercherà di superare l'attuale crisi della democrazia costruendone una che sia adeguata al Giappone, allora credo si dovrà mettere da parte tematiche importanti come il rispetto delle opinioni dei pochi, per far rivivere di nuovo questa saggezza, che si trova al polo opposto.
 
V
 
Si dice spesso che attualmente ci stiamo muovendo da un'epoca dei legami del suolo a una dei legami sociali. Ma se vogliamo andare avanti riducendo i consumi energetici nel modo più efficace in rapporto alle ricchezza che la natura ci ha donato, allora forse possiamo solo rivalutare i legami del suolo, siano pure sgradevoli o quant'altro. Un modello di società basata sul consumo energetico, in cui, siccome non si può modificare la tendenza all'accentramento nella capitale Tōkyō, si procede in uno sregolato sfruttamento del sottosuolo, o ci si affida al pendolarismo dei lavoratori tramite lo shinkansen [treno superveloce], penso che un simile modello di società finirà inevitabilmente in un vicolo cieco. Molti abitanti di Tōkyō sono sfuggiti da quei sorpassati legami del suolo che non sopportavano, ma io credo che dovranno necessariamente costruire nuovi legami di questo tipo, se vogliono risolvere i problemi dei territorî in cui vivono. In particolare vorrei fossero proprio le giovani generazioni, sulle cui spalle c'è il XXI secolo, a rifletterci, senza dire che l'andamento delle cose è immutabile o che detestano le fastidiose relazioni umane.
Sono andato al di là della realizzazione del film, allargandomi in questi discorsi confusi, ma ad ogni modo credo di aver terminato. Vi ringrazio molto. (applausi)